Categoria: comunicati stampa

  • Folkstone: dal 7 novembre in radio il nuovo singolo “Vuoto a perdere” estratto dal doppio album “Natura Morta”

    Da venerdì 7 novembre 2025 sarà in rotazione radiofonica “VUOTO A PERDERE”, il nuovo singolo dei FOLKSTONE estratto dal doppio album “NATURA MORTA”. Attualmente la band è impegnata con il “Delirium Winter Tour – Special Edition”.

    “Vuoto a perdere” è un brano che racconta delle estati degli anni ’80, quando un bambino ancora senza maschere, senza pretese, senza alibi alcuno viveva tra sogni e semplice quotidianità. Poi la vita si presentò con i suoi graffi e quel bambino rilanciò con i suoi sbagli e la sua perenne insicurezza in bilico tra sfacciataggine e malinconia.  Il potente riff di pive graffia dentro e lascia il segno, proprio come la vita. Un brano che sicuramente non lascia indifferenti.

    “Prima o poi arriva il momento in cui si fanno i conti con sè stessi e non sempre si gioca ad armi pari con le scuse ed i rimorsi… e le pive risuonano granitiche nell’orizzonte che si ferma sognando solo il possibile”, dichiarano i Folkstone.

     

    “Natura Morta” già disponibile dal 21 marzo 2025 su tutte le piattaforme di streaming digitale, in formato fisico e vinile, è un doppio album dall’animo malinconico e sincero, ma anche potente e vibrante di energia. Il disco si arricchisce della partecipazione di importanti featuring con artisti come i Modena City Ramblers in Fragile, Trevor Sadist in Mediterraneo, Daridel in Mala Tempora Currunt e i Punkreas in La Fabbrica dei Perdenti.  La musica si orchestra tra cornamuse, arpa e altri strumenti che, con il loro fascino, evocano tempi lontani. I testi, invece, sono sempre radicati nel qui e nell’ora, pronti a ritrarre scorci d’umanità con un occhio che, più che critico, rimane sensibile dalla prima all’ultima riga. Un ritratto scanzonato e romantico delle nostre vite e del mondo che ci circonda.

    Commenta la band a proposito del disco: «La nostra “Natura Morta” è uno sguardo perso nella vita, un senso di disordine mistico ed una dose di disillusione nata da una costante ed autocritica riflessione. Il tutto sempre con il sorriso sulle labbra, sempre consapevoli della quotidiana realtà, così meravigliosa e struggente al tempo stesso. Siamo nell’epoca del materialismo spinto. Il nostro vuole essere un urlo disperatamente romantico».

     

    “NATURA MORTA” è disponibile su AUDIOGLOBE

     

     “NATURA MORTA” TRACKLIST:

    1. Alabastro
    2. Appennino
    3. Vuoto a Perdere
    4. Lacrime di Marmo
    5. Natura Morta
    6. Macerie
    7. Resta qui
    8. Fragile – Feat. Modena City Ramblers
    9. Mediterraneo – Feat. Trevor, Sadist
    10. Mala Tempora Currunt – Feat. Daridel
    11. La Fabbrica dei Perdenti – Feat. Punkreas
    12. Scarpe Rotte
    13. Persia
    14. Sulla Riva
    15. Brindo Otra Vez
    16. L’ultima Thule (cover Guccini)

     

    Il “DELIRIUM WINTER TOUR – SPECIAL EDITION” non sarà solo un viaggio musicale, ma anche un momento di condivisione con il pubblico che da sempre accompagna la band con grande partecipazione e affetto.

    DELIRIUM WINTER TOUR

    Il calore di questa estate lo portiamo nei club. Il delirium continua…

     

    05/10 Faenza (RA) | MEI – Meeting Degli Indipendenti

    31/10 Cagliari | FABRIK

    08/11 San Donà di Piave (VE) | Revolver Club

    15/11 Isola della Scala (VR) | Taste of Earth

    21/11 Genova | Verdi Teatro Genova

    22/11 Taneto (RE) | Fuori Orario

    29/11 Grassina (FI) | Viper Theatre C/o CdP

    06/12 Ciampino (RM) | ORION

    17/12 Torino | Hiroshima Mon Amour

    20/12 Ranica (BG) | Druso

    (Calendario in aggiornamento)

    Per maggiori informazioni: www.folkstone.it

     

     

     

    FOLKSTONE | BIOGRAFIA

    I Folkstone sono una rock metal band che si forma nel 2004 da un’idea di Lorenzo “Lore” Marchesi, frontman della band. All’attivo oggi hanno 7 album studio e 2 DVD live. Ciò che rende unica questa band è la miscela esplosiva tra strumenti antichi quali cornamuse, arpa, flauti, bouzuki, ghironda e la granitica base rock/metal di basso, chitarra e batteria. Il cantato è interamente in italiano ed i loro testi sono ricercati e coinvolgenti tra il narrativo, l’interiorità ed il sociale. La loro naturale dimensione è sin dall’inizio il puro live, dove riescono ad esprimere tramite un’attitudine punk tutta la loro potenza ed espressività maturata attraverso centinaia e centinaia di live in Italia ed Europa. Dopo una separazione durata qualche anno nel 2023 annunciano la Reunion con un’esibizione al Live Club di Trezzo sull’Adda come Headliner del MetalItalia Festival. Data l’incredibile e calorosa risposta dei fan la band decide di proseguire con concerti, singoli e video che confermano la solidità del sound dei Folkstone ed il suo spazio all’interno del panorama rock italiano. Arrivano così a pubblicare un nuovo lavoro, un doppio album dal titolo “Natura Morta” presentato a marzo 2025 in 3 date sold out al Legend Club di Milano.

    Dopo un’estate all’insegna di potenti live ad ottobre 2025 ricevono il Premio alla Carriera da partre del Mei.

    Ad oggi si preparano al “Winter Delirium Tour” che li porterà nelle città che ancora non hanno potuto ascoltare la loro “Natura Morta” dal vivo. In questa occasione la band ha deciso di rimasterizzare l’album “Il Confine” del 2012 in quanto esaurito da tempo e di farne un doppio vinile mai pubblicato in edizione limitata, numerata ed autografata.

    “Vuoto a perdere” è il nuovo singolo dei FOLKSTONE estratto dal doppio album “Natura Morta” disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 21 marzo e in rotazione radiofonica da venerdì 7 novembre.

     

     

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  • Giuseppe Blanco, giovane talento del pianoforte jazz, si aggiudica la sesta edizione del Premio Lelio Luttazzi

    La finale del concorso organizzato dalla Fondazione Lelio Luttazzi e riservato ai giovani autori pianisti jazz si è svolta al CPM di Milano ed è stata vinta dal pianista siciliano, votato all’unanimità dalla giuria
                                                       
    MILANO –  È Giuseppe Blanco il vincitore della sesta edizione del Premio Lelio Luttazzi, il concorso nazionale riservato ai giovani autori pianisti jazz (dai 16 ai 30 anni di età) che rende omaggio al grande musicista e showman triestino, tra le figure più poliedriche della cultura italiana. Nell’auditorium del CPM Music Institute di Milano, Giuseppe Blanco si è imposto sugli altri musicisti ammessi all’atto finale della competizione (Edoardo Bosi, Matteo Maranzana e Giovanni Panzeri), presentando una composizione originale (“Scilla e Cariddi”) e interpretando un classico del repertorio di Luttazzi (“Ritorno a Trieste”): si è così aggiudicato una borsa di studio del valore di 1.000 euro. Inoltre, il suo  brano originale sarà registrato a cura della Fondazione Lelio Luttazzi e verrà distribuito sulle piattaforme digitali dall’etichetta Blue Serge di Sergio Cossu. Non solo: grazie alla vittoria in questa competizione, Giuseppe Blanco avrà la possibilità di esibirsi insieme alla Jazz Company di Gabriele Comeglio, direttore artistico del Premio Lelio Luttazzi, il prossimo febbraio sul palco del Blue Note di Milano. Questa la motivazione della giuria, composta da Mario Rusca (pianista e decano del jazz italiano), Claudio Angeleri (pianista e compositore) e Luca Nobis (direttore didattico del CPM): «Giuseppe ci ha conquistato per il suo senso dello swing e il suo groove irresistibile. Lo abbiamo votato all’unanimità».

    Chi è il vincitore
    Classe 1995, originario di Ragusa, Giuseppe Blanco si è laureato nel 2017 in Pianoforte Jazz presso i Civici Corsi di Jazz di Milano e nel 2021 ha conseguito il diploma accademico di II livello in Pianoforte Jazz presso il Conservatorio G. Verdi del capoluogo lombardo. Ha suonato con musicisti del calibro di Paolo Tomelleri, Robert Bonisolo, Tino Tracanna, Giulio Visibelli, Tony Arco, Marco Vaggi, Emilio Soana e Joyce Yuille. Alla guida del suo trio (con Yuri Goloubev al contrabbasso e Matteo Rebulla alla batteria) ha appena pubblicato l’album “Underside.


    La serata finale tra musica, gara e premiazione
    Nell’auditorium del CPM Music Institute, la serata della finale è stata impreziosita dall’esibizione del sestetto della Jazz Company, guidato dal sassofonista e compositore Gabriele Comeglio, e della vocalist Caterina Comeglio. La sesta edizione si è conclusa con una jam session collettiva sulle note di “Drums Blues” del grande Lelio. Pioniere del jazz italiano al fianco di Gorni Kramer e Franco Cerri, nel corso della sua lunga e brillante carriera Luttazzi ha firmato brani indimenticabili come Il giovanotto matto, Una zebra a pois, Vecchia America Chiedimi tutto ed è stato in grado di attraversare da protagonista, con leggerezza raffinata e ironia unica, il cinema, la radio e la televisione.

    Il Premio e i suoi protagonisti  
    Organizzato dalla Fondazione Lelio Luttazzi sotto l’alto patrocinio del Parlamento europeo e con i patrocini di Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Cultura, SIAE, AGIS, Comune di Milano, Comune di Roma (Assessorato alla Crescita culturale), Comune di Trieste e Nuovo Imaie, il Premio Lelio Luttazzi ha l’obiettivo di scoprire i nuovi talenti della musica italiana. Sottolinea Rossana Luttazzi, moglie del Maestro e alla guida della Fondazione (istituita nel 2010): «Il Premio è un omaggio a Lelio e nasce, in particolare, per lanciare i giovani autori pianisti jazz. In questi anni molti musicisti hanno partecipato al nostro concorso e i vincitori delle scorse edizioni, cioè Manuel Magrini, Danilo Tarso, Seby Burgio, Thomas Umbaca e Vittorio Esposito, sono oggi tra i protagonisti emergenti del panorama jazz nazionale. Ci auguriamo che lo stesso accada anche per Giuseppe Blanco».

  • L’arte dell’inclusione: la musica sbarca al Teatro India con due realtà di rilievo internazionale

    È disponibile nei digital store “Synergy”, brano che fa parte del progetto musicale Gio’s Project, guidato dal musicista e produttore Giovanni ZucchiSynergy nasce da un’idea di Giovanni Zucchi. Tutto parte da un groove di batteria finalizzato a realizzare un brano al limite di un test intensivo per un collaudo di alcune workstation in studio di registrazione.

    “Synergy” vede la partecipazione di musicisti eccezionali, in cui ogni artista ha messo la propria grandissima capacità e sensibilità al servizio del brano. Alla batteria troviamo Chris Coleman, considerato uno dei migliori batteristi al mondo e fonte di ispirazione, che ha suonato la sua parte dopo aver ascoltato la traccia in uno studio a Santa Monica. La sua performance ha rappresentato uno stimolo estremo e impegnativo per tutti i musicisti coinvolti. Alla chitarra ha contribuito Mark Lettieri, chitarrista di fama mondiale e vincitore di 5 Grammy, con il suo linguaggio musicale raffinato e una notevole padronanza espressiva.

    Al basso, Federico Malaman, pilastro della scena musicale italiana e riferimento internazionale, ha impressionato per il suo groove eccezionale e la capacità di mettersi totalmente al servizio del brano.

    L’ossatura del brano si rafforza con fondamentali contributi italiani. Al pianoforte e tastiere figura Andrea Pollione, colonna portante di Gio’s Project insieme a Angie Brown, musicista di rara sensibilità che ha suonato una parte molto complessa e fornito preziosi consigli.

    La sezione fiati, considerata tra le più potenti in Italia, è composta da Carlo Maria Micheli al sax, definito star internazionale, funambolico e certezza del progetto, Ambrogio Frigerio al trombone e Daniele Moretto alla tromba, completando l’eccezionale trio.

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    Con oltre trent’anni di esperienza nel mondo della musica e dell’audio professionale, Giovanni Zucchi è un musicista, compositore, arrangiatore, produttore e tecnico del suono tra i più completi e versatili del panorama italiano. Nel corso della sua carriera ha collaborato con alcuni tra i più grandi nomi della musica italiana e internazionale, tra cui Eros Ramazzotti, Ornella Vanoni ed Ivan Graziani, contribuendo a progetti di grande rilievo artistico e tecnico.

    Nel 1983 fonda Project Lead, azienda pioniera nella produzione di workstation audio e video professionali, utilizzate da artisti nei loro tour come Beyoncé, Rihanna, Vasco Rossi e per gli ultimi 13 Festival di Sanremo, MSC Crociere, Teatro la Fenice di Venezia. Project Lead è riconosciuta come una delle realtà leader del settore.

    Nel 2016 da vita al Gio’s Project, un progetto musicale presentato al Festival di Cannes interamente scritto e prodotto da lui, che ha riscosso particolare successo negli Stati Uniti, Canada, in Giappone e in Corea. Dopo il successo del debutto, nell’autunno 2025 è attesa l’uscita del suo nuovo lavoro discografico, “Gio & Angie and Friends”, anticipato dai singoli “My Heart Will Wait” e “Synergy”. Il disco vede la partecipazione di un cast di artisti internazionali d’eccezione, tra cui musicisti di livello internazionale come Chris Coleman (Prince etc etc), Mark Lettieri (Snarky Puppy, The Fearless Flyers), Sharay Reed (Aretha Franklin, Chaka Khan, Patti LaBelle  e Angie Brown (corista per Michael Bolton, Sting, Mariah Carey) e rappresenta la sintesi perfetta tra ricerca sonora, groove e sperimentazione elettronica. La formazione in occasione dell’uscita del secondo disco si chiamerà Gio’s Project 2.0.

    Durante la pandemia, Zucchi ha investito nella creazione di un nuovo studio di registrazione ad alta tecnologia, potenziando l’offerta di servizi di mix e mastering da remoto e avviando corsi online certificati Steinberg per professionisti e aspiranti tecnici del suono. Da sempre guidato da una visione che unisce innovazione tecnologica, sensibilità artistica e dall’attenzione per la formazione per offrire ai giovani musicisti un accesso concreto al mondo della produzione musicale, Giovanni Zucchi continua a rappresentare un punto di riferimento per chi crede nella musica come linguaggio, mestiere e futuro.

  • “Penso a noi” è il nuovo singolo di Tommaso Sangiorgi

    Dal 7 novembre 2025 sarà in rotazione radiofonica “Penso a noi”, il nuovo singolo di Tommaso Sangiorgi disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 24 ottobre.

    “Penso a Noi”, il nuovo singolo di Tommaso Sangiorgi, è una canzone sulla speranza e l’amore.

    Il 15 agosto 2025 è stato un giorno che ha cambiato il destino di una canzone. Quel giorno, Tommaso Sangiorgi ha ricevuto un messaggio su Instagram da Alice Mintrone, una ragazza di Milano che gli ha raccontato la storia di Matthew Colanero, un ragazzo di 25 anni che lottava contro un sarcoma di Ewing. Matthew era un grande fan della musica di Tommaso e Alice ha deciso di contattare l’artista al suo posto per chiedergli quando la canzone “Penso a Noi” sarebbe stata pubblicata ufficialmente. Purtroppo, Matthew è venuto a mancare lo stesso giorno in cui Alice ha inviato il messaggio.

    Mosso da questa storia, Tommaso ha deciso di pubblicare la canzone come un tributo a Matthew e alla sua famiglia. “Penso a Noi” è una canzone pop dalle sonorità nostalgiche che parla di amore e perdita, ma che ha acquisito un nuovo significato grazie alla storia di Matthew. Il brano è stato completato con la partecipazione degli amici di Matthew, che hanno aggiunto le loro voci al secondo ritornello, creando un coro sincero e commovente.

    “Penso a Noi” è una canzone sulla speranza, sulla resilienza e sull’amore in tutte le sue forme. È un racconto di legami, di amicizia, di vita e di come la musica possa davvero salvarci. La canzone sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali e sarà un tributo a Matthew e alla sua storia.

    Spiega l’artista a proposito del brano: “Quando ho ricevuto il messaggio di Alice, non potevo immaginare che la mia canzone ‘Penso a Noi’ avrebbe preso un significato così profondo. Matthew è stato un ragazzo incredibile, che ha vissuto ogni istante con intensità e passione. La sua storia mi ha toccato profondamente e ancora una volta capire quanto la musica può essere un modo per aiutare gli altri, per dare conforto e speranza. Spero che ‘Penso a Noi’ possa essere un abbraccio per chi resta, un messaggio di amore e di resilienza.”

    Il videoclip di “Penso a noi” è stato affidato alla famiglia e agli amici di Matthew, che hanno scelto di raccontare i momenti di vita condivisi con lui. Il video è un turbinio di emozioni che mostra la gioia e la spensieratezza di Matthew, ma anche la sua forza e resilienza di fronte alla malattia.

    Guarda il videoclip su YouTube: https://youtu.be/URYPS-Zs9n0

    Biografia

    Tommaso Sangiorgi è nato a Bologna il 25 luglio 1996 e risiede a Ravenna. Laureato in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Bologna, è un cantautore e social media manager. La sua carriera musicale inizia nel 2015 con il singolo d’esordio “Cambia il senso”, seguito da “Una canzone ci salverà” (2017), “Vorrei cantarti una canzone” (2018), “Gli invincibili” (2020), “Cemento” (2021) e “Fai stare bene” (2022). In questo periodo, sotto il nome di DTJ, Tommaso esplora il rap, caratterizzato da una spiccata impronta melodica.

    Nel 2023 pubblica “Ravenna”, un brano scritto per omaggiare la sua città colpita dall’alluvione di maggio. Questo segna un punto di svolta nella sua carriera: decide di abbandonare il nome DTJ e adottare il suo vero nome, orientandosi verso un cantautorato più intimo e riflessivo. Le sue nuove sonorità, ispirate a grandi nomi della tradizione italiana come Lucio Battisti e Lucio Dalla, si mescolano a influenze più contemporanee del pop e dell’indie.

    Il primo brano pubblicato sotto il nome di Tommaso Sangiorgi è “Il canto delle paure” (2024), che gli permette di raggiungere le semifinali di “Una Voce per San Marino”, un contest per rappresentare San Marino all’Eurovision Song Contest 2024. Nello stesso anno, il brano lo porta alle finali di “NokepTV”, un contest trasmesso su Sky, dove si classifica tra i 15 finalisti. Il secondo brano pubblicato è “Se tu fossi qui” (2025), seguito da “Penso a noi” (2025), ultimo brano pubblicato.

    Tommaso Sangiorgi si distingue per un cantautorato che esplora la profondità emotiva, affrontando temi come l’amore, le problematiche giovanili e sociali, la perdita e la rinascita. I suoi testi, profondamente autobiografici, nascono dall’esigenza di tradurre le emozioni in musica, raccontando la complessità, la bellezza e la fragilità delle relazioni dell’essere umano con gli altri e con il mondo. Con le sue canzoni, Tommaso intende connettersi autenticamente con se stesso e con il pubblico, in un’ottica di salvezza reciproca, nei confronti di sé e degli altri.

    “Penso a noi” è il nuovo singolo di Tommaso Sangiorgi disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 24 ottobre 2025 e in rotazione radiofonica dal 7 novembre.

    Instagram

  • Frenci, il musicista tetraplegico che non cerca compassione ma ascolto

    

    Aveva tre anni quando suo padre gli mise una tastiera sulle gambe. Oggi, Francesco Sicilia Gelsomino, in arte Frenci, ha 25 anni, scrive poesie, compone brani originali, suona per strada e ha emozionato l’Italia intera esibendosi su Rai 1 nel programma “Dalla strada al palco” con Nek e Bianca Guaccero, grazie al suo talento e al suo motto virale:

    «Credete nei vostri sogni, non negli incubi degli altri.»

    Nato con una forma di tetraplegia che lo costringe su una sedia a rotelle, Frenci non ha mai voluto compassione, privilegi né pietà. Ha cercato invece un modo per comunicare con il mondo. L’ha trovato nel pianoforte, che ha fatto suo reinventandone la tecnica, trasformando il limite fisico in una firma stilistica.

    «Mi muovo come un robot, ma ho inventato il mio modo di suonare. Lavoro con l’energia, i bassi, poche dita alla volta, ma con tutta l’anima» – racconta.

    Un’anima che non ha mai smesso di vibrare e di irradiare luce, e che lo ha condotto dalla strada al palco, letteralmente.

    Ma prima di arrivarci, c’è stato un momento che avrebbe potuto spegnere tutto: la perdita improvvisa del padre, il primo a credere nella sua musica.

    «Ho pensato di mollare tutto. Ma poi mi sono detto: lui non avrebbe voluto così. Ho deciso di reagire: ho preso il mio pianoforte e sono andato a suonare per strada, a Bologna, come volevamo fare insieme.»

    Dopo quell’estate passata a suonare da busker, inaspettatamente, arriva la chiamata da Rai 1: una redattrice del programma lo invita ai provini. La sua storia viene scelta, i suoi brani vengono arrangiati dal maestro Luca Chiaravalli. Le sue poesie vengono lette da Beppe Fiorello e Luca Argentero, e Frenci suona con Nek davanti a milioni di spettatori.

    «Il ragazzo che si vergognava delle sue mani era appena andato in onda su Rai 1 – prosegue -. Non ci potevo credere. Ma la cosa più incredibile è l’affetto delle persone. La gente mi ferma per strada, mi scrive, mi ascolta.»

    Da quel momento in poi, la vita artistica di Frenci ha preso slancio. Ma al centro di tutto è rimasto il suo credo più profondo:

    «Voglio essere trattato come tutti gli altri. Oppure avere in cambio la libertà di essere diverso.»

    Un principio che Frenci traduce in ogni cosa che fa. Scrive, suona, compone, riflette. Ma soprattutto vive. In ogni sua composizione musicale e poetica traspare una consapevolezza pena, mai rabbiosa o vittimistica, e un’energia rara.

    Il suo brano più rappresentativo si intitola “Voice in Space”, un’opera che lui stesso descrive così: «Parla di quando ti manca il fiato. Nello spazio non c’è suono, ma la musica riesce a farci sentire meno soli.»

    Tra le sue poesie più note, c’è invece “Fiorire”, che Frenci definisce «motivazionale e autoironica», una riflessione sulla diversità affrontata con una maturità disarmante: Tutti i fiori vogliono fiorire. Una frase semplice, eppure potentissima.

    Frenci ha imparato a suonare con ciò che aveva: le dita che riesce a controllare, un corpo contratto dalla tensione muscolare. Ma anche una mente che non accetta di arrendersi. Si è ispirato ai monaci del Settecento che suonavano il fortepiano con tre dita. Ha creato un linguaggio musicale personale, ibrido, istintivo, pop, dove ogni nota è anche, e prima di ogni altra cosa, presenza, messaggio, testimonianza e libertà.

    Oggi Frenci continua a suonare per strada e sta lavorando a un progetto musicale e lirico che mette insieme le sue due anime, quella del pianista e quella del poeta. Le sue parole, che sembrano tratte da un romanzo di formazione, sono già diventate citazioni virali:

    «La Z è l’ultima lettera dell’alfabeto, ma senza di lei l’alfabeto non avrebbe senso»

    «L’arte è della passione che non sa aspettare, di chi la vuole nella propria vita perché senza non vede domani»

    «La mia fobia di cadere all’indietro non è un problema: devo solo guardare avanti»

    Frenci non si definisce un esempio, e nemmeno un simbolo. Ma ogni volta che suona, scrive o semplicemente si racconta, ricorda a chi ascolta che la fragilità non è un difetto, ma un’altra forma di forza.
    E che la diversità, quando è accolta e vissuta con libertà, può diventare una delle spinte creative e sociali più significative del nostro tempo.

  • Atelier Musicale: il jazz contemporaneo del trio di Florian Arbenz sabato 8 novembre alla Camera del Lavoro di Milano


    Il batterista svizzero sarà il protagonista del prossimo concerto della rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio: con lui si esibiranno il chitarrista brasiliano Nelson Veras e il trombettista inglese Percy Pursglove 

    MILANO – È il batterista svizzero Florian Arbenz il protagonista del nuovo appuntamento dell’Atelier Musicale, la rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, in programma sabato 8 novembre alla Camera del Lavoro di Milano (inizio live ore 17.30, ingresso 10 euro con tessera associativa): il jazzista elvetico, insieme al chitarrista brasiliano Nelson Veras e al trombettista inglese Percy Pursglove, proporrà un nuovo capitolo delle sue Conversations, progetto musicale pensato in dodici album nei quali Arbenz incontra personalità della scena internazionale dalla poetica eterogenea. Un impegno rilevante, ma estremamente interessante, di cui questa formazione rappresenta un nuovo capitolo, che riprende in maniera nuova il primo disco delle Conversazioni, quello del 2001, in cui oltre a Veras c’era il trombettista Hermon Mehari.
    La musica del trio di Florian Arbenz spazia attraverso situazioni diversificate, dalle più ritmiche, che guarda anche al funk, a quelle più meditative, includendo pagine più aperte e libere. Musicista dalla duplice formazione e attività, Arbenz si è mosso ad alti livelli sia sul versante della musica eurocolta, sia in ambito jazzistico, collaborando con artisti di caratura mondiale come Greg Osby, Bennie Maupin e Glenn Ferris. Non solo: insieme al fratello Michael ha guidato il trio Vein, una delle formazioni più moderne e originali della scena jazzistica continentale, che unisce il jazz al mondo classico.
    Nelson Veras è un noto chitarrista brasiliano che ha sviluppato uno stile unico, unendo chitarra classica, jazz contemporaneo e le radici del suo Paese d’origine. Nel 1998, all’età di 20 anni, è stato uno dei tre vincitori del Premio Visa della Musica Brasiliana insieme a Hamilton de Hollanda. Nel suo percorso artistico è stato in tournée e ha registrato con i Five Elements di Steve Coleman, ha collaborato con Richard Galliano, Manu Katché,  Tomasz Stanko e Mark Turner ed è stato membro del quartetto di Aldo Romano.
    Ben poco conosciuto in Italia, ma degno di essere ascoltato con attenzione è, infine, il trombettista inglese Percy Pursglove, docente e artista dal forte senso sperimentale. La sua tecnica gli permette di suonare sia in situazioni aperte e con artisti che non rientrano strettamente nell’ambito jazz, sia in contesti più tradizionali, come la celeberrima WDR Orchestra.
    Quello di sabato 8 novembre alla Camera del Lavoro di Milano sarà, dunque, un concerto di jazz europeo contemporaneo dove la lezione del modern mainstream, gli influssi del mondo eurocolto e la musica più radicale si incontreranno in un equilibrio davvero raro.

    Atelier Musicale – XXXI edizione
    Sabato 8 novembre 2025, ore 17.30
    Florian Arbenz International Trio feat. Percy Pursglove e Nelson Veras
    Florian Arbenz (batteria), Percy Pursglove (tromba), Nelson Veras (chitarra).
     
    Programma:
    F. Arbenz: Boarding the beat; Let’s try this again;
    M. Grand: Groove A;
    K. Lightsey: Habiba;
    A. Carlos Jobim: Olha Maria;
    T. Monk: Hackensack;
    F. Arbenz: Old Shaman; In Medias Res;
    J. Green: Body and Soul;
    E. Harris: Freedom Jazz Dance.      
     
    Introduce Maurizio Franco.

    Dove: Auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43, 20122 Milano.
    Inizio concerti: ore 17.30.
    Ingresso: 10 euro con tessera ordinaria (5 euro) o di sostegno (10 euro).
    Abbonamento stagionale: 80 euro.
    Per informazioni: 3483591215; email: secondomaggio@alice.iteury@iol.it
    Direzione e coordinamento artistico: Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco.
    Organizzazione: associazione culturale Secondo Maggio.
    Presidente: Gianni Bombaci; vicepresidente: Enrico Intra.
  • Atelier Musicale: il Madrigal Trio e lo sguardo in jazz a Monteverdi, Gesualdo  e Marenzio sabato 15 novembre alla Camera del Lavoro di Milano


    La formazione composta dal pianista Oscar Del Barba, dalla cantante Gaia Mattiuzzi e dal chitarrista Roberto Cecchetto protagonista del nuovo appuntamento della rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio 

    MILANO – L’interesse per il madrigale, soprattutto per i grandi maestri italiani Marenzio, Gesualdo e Monteverdi, non è nuovo nel mondo del jazz e anche l’Atelier Musicale, la rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, ha ospitato in passato concerti in tutto o in parte ispirati da quel mondo musicale, in particolare con Simona Severini e Carlo Morena. Anche nel live del Madrigal Trio (formazione composta dal pianista Oscar Del Barba, dalla cantante Gaia Mattiuzzi e dal chitarrista Roberto Cecchetto), in programma sabato 15 novembre alla Camera del Lavoro di Milano (ore 17.30; ingresso 10 euro con tessera associativa a 5/10 euro), non si assisterà, come in quelli citati, alla trasformazione dei madrigali in song da trattare jazzisticamente, ma all’utilizzo delle loro melodie, così evocative, e dei loro testi all’interno di un modo di fare musica molto moderno, che non tralascia il linguaggio storico del jazz, né l’uso contemporaneo della voce e dell’elettronica, ma li ripensa in un contesto che trova ispirazione dai colori della musica composta tra Rinascimento e Barocco.
    Il sapiente lavoro di arrangiamento di Oscar Del Barba, già ospite in passato dell’Atelier, è frutto di un lavoro accurato, nel quale emergono la conoscenza del mondo madrigalistico e la capacità di portarlo, come materiale ispiratore, all’interno del jazz. Del resto, Del Barba è un musicista eclettico, dalla doppia formazione (classica e jazz), e i suoi progetti includono anche incursioni nel pop e nel folk. Come pianista jazz ha collaborato con importanti musicisti del panorama internazionale, nel pop è stato al fianco di Francesco Guccini ed è molto richiesto come arrangiatore. Attualmente è docente della classe di Pianoforte jazz del Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano.
    Roberto Cecchetto è un chitarrista di riferimento nella scena italiana ed europea del jazz, anch’egli docente a Milano e a Siena Jazz,  due volte vincitore del Top Jazz della rivista Musica Jazz. Ha cominciato la sua carriera come membro dei celebri Electric Five di Enrico Rava, proseguendo poi il suo percorso al fianco di musicisti di livello internazionale, tra cui Lionel Loueke, con il quale ha inciso l’album Humanity.
    Gaia Mattiuzzi è una delle nuove realtà italiane nell’ambito della vocalità. Improvvisatrice e anche interprete di musica classica contemporanea, nonché docente di Conservatorio, è un’artista che si muove in ambiti di tipo sperimentale e che utilizza materiali eterogenei, anche di carattere folk o legati alle musiche tradizionali del mondo, senza dimenticare l’elettronica. Cantante dalla voce duttile e dalla grande preparazione, ha lavorato con musicisti di svariati ambiti espressivi.

    Atelier Musicale – XXXI edizione
    Sabato 15 novembre 2025, ore 17.30
    Madrigal Trio
    Marenzio, Gesualdo, Monteverdi: uno sguardo in jazz
    Oscar Del Barba (pianoforte), Gaia Mattiuzzi (voce, elettronica), Roberto Cecchetto (chitarra, elettronica).

    Programma:
    O. Del Barba: Bastian Contrario;
    L. Marenzio: Amatemi ben mio;
    O. Del Barba: Little movement;
    C. Monteverdi: Maledetto sia l’aspetto;
    C. Gesualdo da Venosa: Gagliarda del principe; 
    C. Monteverdi: Sì dolce è il tormento;
    C. Gesualdo da Venosa: Dolcissima mia vita;
    L. Marenzio: Al primo vostro sguardo;
    O. Del Barba: June 23.
     
    Arrangiamenti di Oscar Del Barba.
    Prima esecuzione a Milano.
    Introduce Maurizio Franco.

    Dove: Auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43, 20122 Milano.
    Inizio concerti: ore 17.30.
    Ingresso: 10 euro con tessera ordinaria (5 euro) o di sostegno (10 euro).
    Abbonamento stagionale: 80 euro.
    Per informazioni: 3483591215; email: secondomaggio@alice.iteury@iol.it
    Direzione e coordinamento artistico: Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco.
    Organizzazione: associazione culturale Secondo Maggio.
    Presidente: Gianni Bombaci; vicepresidente: Enrico Intra.
  • “New Life” è il nuovo singolo di Nina Duschek

    Da venerdì 31 ottobre 2025 sarà in rotazione radiofonica “New Life”, il nuovo singolo di NINA DUSCHEK, già disponibile sulle piattaforme digitali dal 17 ottobre.

    Il brano “New Life” è un inno alla rinascita e alla trasformazione interiore. Il pezzo si ispira all’immagine della fenice che risorge dalle proprie ceneri, lasciandosi alle spalle il passato per abbracciare una nuova esistenza. Per anni l’artista si è tenuta lontana dalla musica, un sogno che l’aveva sempre intimorita perché la spingeva a crescere, a superare i propri limiti e a diventare qualcosa di più grande di quanto immaginasse. A questa sfida personale si è intrecciata anche l’esperienza di una relazione tossica, che aveva compromesso profondamente la sua autostima e l’ha costretta a ricostruirsi da zero. La canzone racconta la liberazione da tutto ciò che ci trascina verso il basso: pensieri autocritici, schemi ripetuti, labirinti mentali che ci spingono a commettere sempre gli stessi errori, mantenendoci intrappolati. Il brano unisce il calore e l’energia del sound anni ’70, arricchito da una banda di ottoni, a influenze contemporanee. Il bridge si apre a una dimensione psichedelica e sperimentale, con effetti vocali dal sapore futuristico che creano un intreccio sonoro unico e potente, specchio del tema della trasformazione.

    Spiega l’artista a proposito del brano: «Ho scritto “New Life” perché ognuno di noi ha le sue battaglie, le sue insicurezze, il suo labirinto mentale che ci fa spesso ripetere gli stessi errori, cadere negli stessi schemi. Eppure, siamo noi a poter scegliere un’altra strada, anche quando sembra impossibile. L’amore è possibile, i sogni si possono realizzare, ma per farlo dobbiamo trasformarci. Una trasformazione che richiede impegno, fatica, a volte sofferenza, e che può farci sembrare folli agli occhi degli altri… e persino ai nostri stessi pensieri. Ma alla fine è un percorso che ci cambia davvero, che ci porta a diventare la persona che siamo sempre stati destinati a essere, e a vivere finalmente la nostra nuova vita».

    Il videoclip ufficiale di “New Life”, diretto da Jakob Dellago, è stato girato a Bolzano in una location urbana abbandonata. L’ambientazione richiama l’idea di una fuga da un manicomio, suggerita da dettagli simbolici come la camicia di forza, le calze strappate e l’intensità quasi folle del volto di Nina Duschek. La fuga da quelle mura diventa metafora della liberazione dalle prigioni mentali che ci hanno tenuti intrappolati troppo a lungo. Il video si fa così rappresentazione visiva della trasformazione interiore: un processo caotico, a tratti doloroso, ma profondamente liberatorio, che riflette il cuore stesso della canzone.

    Guarda il videoclip di “New Life” su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=Q26lj748WCs

     

    Biografia

    Nina Duschek è un’esplosione di energia: autentica, ribelle e nata per il palco. Cantautrice altoatesina, ha iniziato con la musica di strada per poi portare la sua voce in bar e locali della regione. Da quando ha imbracciato la sua prima chitarra, nove anni fa, scrive brani che raccontano storie di rinascita, resilienza e libertà.

    Nel 2022 ha presentato i primi singoli del suo album di debutto Bandana Revolution, uscito nel 2024, un lavoro che unisce radici anni ’70 e sonorità ibride. Con My Rules (2025) apre invece un nuovo capitolo, più graffiante e diretto, che anticipa l’EP omonimo in uscita.

    Le sue influenze spaziano dal rock anni ’70 alla musica da club, con Lady Gaga come icona di riferimento. La sua esperienza personale – segnata da una relazione tossica che aveva intaccato la sua autostima – è diventata il filo conduttore di una narrazione intima e potente, capace di ispirare chi la ascolta.

    La sua musica parla soprattutto ai giovani tra i 15 e i 25 anni che hanno sofferto, si sono sentiti persi o troppo piccoli, ma che stanno imparando a credere in sé stessi e a reclamare il proprio spazio.

    Dietro il suo percorso c’è anche un manager che la supporta nelle scelte artistiche. Il suo obiettivo per i prossimi anni è costruire una community: uno safe space dove essere pienamente sé stessi, senza paura di essere “troppo”, e dove sentirsi finalmente compresi. L’artista ha partecipato a X Factor 2025 dimostrando il suo talento e raggiungendo la fase dei Bootcamp del programma.

    “New Life” è il nuovo singolo di Nina Duschek disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 17 ottobre 2025 e in rotazione radiofonica da venerdì 31 ottobre.

     

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  • CRISTINA D’AVENA: ESIBIZIONE A SORPRESA ALLO STADIO DALL’ARA PRIMA DELLA PARTITA BOLOGNA-TORINO

    Bologna, 30 ottobre 2025 – Ieri sera, in occasione del match Bologna-Torino allo stadio Renato Dall’Ara, il pubblico ha assistito a un evento speciale: Cristina D’Avena è apparsa in campo per interpretare dal vivo il suo ultimo singolo “Siamo noi (Play to fight)”, sigla ufficiale della nuova stagione di Captain Tsubasa.

    Per la prima volta nella sua lunga carriera, la celebre artista bolognese si è esibita in uno stadio, regalando ai tifosi un momento di grande emozione. L’esibizione, inedita e inattesa, ha scatenato entusiasmo e applausi da parte del pubblico presente, che ha accolto Cristina con affetto e meraviglia.

    Prima della performance, il Bologna FC ha voluto rendere omaggio alla cantante, simbolo della città e della generazione cresciuta con le sue sigle, donandole una maglia ufficiale personalizzata con il suo cognome stampato sul retro, tra gli applausi e i cori dei tifosi.

    Con “Siamo noi (Play to fight)”, brano dedicato proprio al mondo del calcio, Cristina D’Avena celebra ancora una volta i valori di unione, solidarietà, forza e gioco di squadra, che da sempre contraddistinguono la sua musica e il suo pubblico.

  • L’overthinking come nuovo alfabeto della Gen Z: Elegio porta la Baton Rouge in Italia

    L’overthinking non è più una parola da social, ma un ecosistema mentale che definisce una generazione in bilico tra ipervigilanza e auto-sabotaggio. Una condizione quotidiana che si insinua in chi convive con la pressione di dover essere già “formato”, già “all’altezza”, già “risolutivo”, prima ancora di aver avuto il tempo di sbagliare. È una postura permanente, che consiste nel pensare troppo prima ancora di vivere, nell’interiorizzare la pressione prima ancora del fallimento. E in questo territorio, in questo spazio mentale saturo e quasi claustrofobico, nasce “Overthinking” (Starlight Records, Daylite Lab e The Orchard), il nuovo progetto di Elegio. Un brano che non infantilizza, ma circoscrive la crisi delle aspettative attraverso una disamina sonora che ne isola la matrice causale, la cui unica misura è la verità del contenuto.

    Elegio si colloca fuori dalla grammatica trap italiana dominante e importa la Baton Rouge, corrente pressoché inedita nel mercato nostrano, nata nell’omonima capitale della Louisiana e caratterizzata da un’impalcatura sonora minimale, mai accomodante. Mentre il mercato attuale tende a convergere su produzioni levigate, formule prevedibili e algoritmicamente ottimizzate, Elegio e il produttore Kidd Reo utilizzano la purezza gritty della Baton Rouge per creare una perfetta coerenza sonora con un testo che parla di traumi. Si tratta dell’introduzione di un sottogenere sinora inesplorato, che posiziona Elegio in un punto di assoluta discontinuità rispetto all’omologazione.

    Un’operazione culturale tutt’altro che convenzionale: la Baton Rouge è una delle pochissime scene rap contemporanee ancora non normalizzate dall’industria: una matrice sonora brutale, non conciliativa, nata in territori ad alta instabilità sociale, dove il suono non viene rifinito ma lasciato irregolare, imprevedibile. È quanto di più distante esista dalla trap italiana post-Spotify, realizzata spesso per trattenere l’ascolto, non per disturbare.

    Negli Stati Uniti, artisti come Young Bleed, NBA YoungBoy, Kevin Gates e Boosie BadAzz hanno costruito un impero globale senza mai passare dalla “pulizia commerciale”: numeri da record, ma con un linguaggio volutamente non addomesticato. Questa resistenza alla codifica algoritmica è ciò che fa della Baton Rouge una delle poche scene ancora non assorbite dal mercato, perché presenta un sound che non dovrebbe funzionare, e proprio per questo oggi rappresenta un’anomalia dirompente.

    Elegio, che arriva da Olbia, non emula un’identità che non gli appartiene, ma importa quel linguaggio nella sua funzione originaria. Non lo europeizza, non lo ammorbidisce, bensì lo adotta come la sua chiave di lettura del mondo, maneggiandolo come un detonatore verbale. Quella che propone non è una semplice alternativa stilistica, ma una forma narrativa autonoma, sinora solo richiamata solo in superficie.

    Nel testo, l’overthinking si manifesta con un distacco lapidario, senza essere descritto. È performato mentalmente e in tempo reale nei versi del brano:

    «Ho tagli che non cureranno le banconote»

    Una condanna esplicita dell’illusione meritocratica che identifica il successo economico con la felicità, dove l’arricchimento fallisce come antidoto al dolore.

    «Con questo brano – dichiara l’artista -, non volevo raccontare l’ansia, ma far capire come ti possiede nell’istante in cui credi di controllarla. L’overthinking non è un problema che hai, un’emozione, ma una fabbrica di ossessioni, un sistema che ti tiene in ostaggio: ti convince, con lucida follia, che tutto stia per esplodere. Il pezzo è la mia autopsia di uno stato mentale.»

    Elegio decostruisce il disagio per una generazione, la sua, che viene spesso rappresentata come fragile o eccessiva. Lui ci dimostra un’altra cosa: che esiste una forma di intelligenza emotiva fredda, analitica, capace di studiare il dolore senza spettacolarizzarlo né assolverlo.

    Il risultato è un’anomalia necessaria nel panorama musicale italiano, un suono che rifiuta l’accomodamento per la sua natura intrinsecamente non conciliativa. Elegio inietta una forma narrativa nuova, autonoma, dimostrando come la resistenza all’omologazione sia una mossa strategica di discontinuità assoluta più che paradigma di nicchia. Questa operazione analitica smonta l’ossessione per lo standard e per la “pulizia commerciale” imposta dagli algoritmi, una scelta di campo che sposta l’ansia dalla sua retorica.

    “Overthinking” è l’affermazione che una generazione, lungi dall’essere fragile, possiede la capacità di decostruire il proprio disagio, trasformando la pressione claustrofobica in un lessico la cui unica misura resta la verità del contenuto. È l’introduzione di una scena che, anziché ammorbidirsi, adotta un linguaggio nella sua funzione originaria, riaffermando che i tagli veri non potranno mai essere curati dalle banconote.