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  • Dal 4 al 25 novembre “Il rito del jazz” alla Cascina Cuccagna di Milano  con Rusnak, gli Aeronauts, Falzone e Andreoli 

     


    Nel mese di novembre sono quattro gli appuntamenti della rassegna organizzata dall’associazione culturale Musicamorfosi presso il ristorante Un posto a Milano: sul palco del Cuccagna Jazz Club si esibiranno giovani talenti in ascesa e musicisti di fama internazionale

    MILANO – Entra nel vivo la quarta stagione de Il rito del jazz, la rassegna organizzata dall’associazione culturale Musicamorfosi alla Cascina Cuccagna di Milano, negli accoglienti locali del ristorante Un posto a Milano, che per l’occasione si trasforma, una volta alla settimana, nel Cuccagna Jazz Club.  I concerti, realizzati con il contributo di Nuovo Imaie e con il patrocinio del Municipio 4 del Comune di Milano, sono una vetrina preziosa per i giovani talenti della nuova scena jazzistica nazionale, anche se nella programmazione non mancano i big italiani e neppure musicisti di fama internazionale. La formula è quella collaudata del doppio set (alle ore 19.30 e 21.30) con ingresso libero (prenotazioni: tel. 025457785; email: info@unpostoamilano.it).
    Per il primo appuntamento di novembre, un gradito ritorno: martedì 4 sarà di scena di nuovo il quartetto del contrabbassista polacco Jaromir Rusnak, che propone un jazz moderno fatto di composizioni originali che uniscono struttura e improvvisazione, con un linguaggio contemporaneo e aperto alle influenze europee. Il leader sarà affiancato dal sassofonista Jossy Botte, dal pianista Davide Cabiddu e dal batterista Andrea Lo Palo. Il suono coeso del gruppo, nato nel 2021 e già con tre album all’attivo (due anni fa il quartetto si è aggiudicato il Premio del Conservatorio di Milano), è il risultato di una forte intesa musicale.
    La settimana successiva, martedì 11 novembre, si esibirà il trio Aeronauts composto da Francesco Sensi (chitarra), Frank Masetti (basso elettrico) e Marcello Repola (batteria): alla Cascina Cuccagna i tre giovani musicisti presenteranno Automata, il loro album d’esordio, uscito lo scorso febbraio per l’etichetta Filibusta Records. Il jazz moderno del gruppo è aperto alle contaminazioni con altri generi musicali, a cominciare dal Pop e dal Rock. Il risultato è un suono coinvolgente, ricco e robusto. Le composizioni originali di Automata sono state lodate dalla critica specializzata: «Gli Aeronauts suonano una musica fisica e malinconica nello stesso tempo, animata da una nervosa elettricità che tuttavia non soverchia il tratto gentile dell’emozione con cui riescono a far partecipe l’ascoltatore».
    Martedì 18 novembre i riflettori saranno tutti per la formazione guidata dal trombettista Giovanni Falzone, tra i jazzisti più quotati della scena italiana e internazionale. Condivideranno il palco con lui Giuseppe La Grutta (basso elettrico) e Riccardo Tosi (batteria), due musicisti attenti e sensibili, capaci di recepire e sviluppare ogni minimo segnale del leader. Il trio si muove libero da ogni convenzione e barriera stilistica, privilegiando la creatività e l’imprevedibilità. Durante il concerto momenti esecutivi con strutture ben definite si alterneranno a fasi di puro interplay, dove la composizione istantanea dei singoli si fonderà con le partiture. L’idea alla base di questo progetto è, infatti, quella di basarsi soprattutto sull’improvvisazione tematica.
    L’ultimo concerto del mese è in programma martedì 25 novembre con il quartetto guidato dal trombonista e compositore Andrea Andreoli, jazzista di grande talento che vanta collaborazioni illustri con il gotha del jazz mondiale (Billy Cobham, WDR Big Band, Incognito, Maria Schneider, Vince Mendoza, Fred Hersch, Bob Mintzer, Bill Laurence, Randy Brecker, Mike Mainieri, Dave Weckl, Ennio Morricone, Enrico Rava, Gianluigi Trovesi, Fabrizio Bosso ma non solo).
    Insieme a Dario Spezia (chitarra), Carlo Bavetta (contrabbasso) e Matteo Rebulla (batteria), Andreoli presenterà l’album My Family Things, il suo ultimo disco, nel quale esplora la complessità di bilanciare la vita del musicista con il ruolo di padre e marito, spesso trovandosi diviso tra il desiderio di essere a casa, in famiglia, e l’impegno costante di tour ed esibizioni: «La musica dell’album riflette questa dualità attraverso brani originali – afferma il trombonista – che sono dedicati o ispirati ai miei familiari. Questi brani sono intrisi di emozioni autentiche e profonde. La melodia è fondamentale nel mio processo compositivo e si riflette chiaramente nella musica del quartetto, capace di fondere armonie sofisticate con motivi coinvolgenti».

    CUCCAGNA JAZZ CLUB – IL RITO DEL JAZZ
    Un posto a Milano, Cascina Cuccagna, via Cuccagna 2/4, Milano.
    Ingresso libero. Informazioni: tel. 025457785; email: info@unpostoamilano.it

    I CONCERTI DI NOVEMBRE 2025
    Martedì 4 novembre, ore 19.30 e 21.30
    JAROMIR RUSNAK QUARTET
    Jossy Botte, sax tenore
    Davide Cabiddu, pianoforte
    Jaromir Rusnak, contrabbasso
    Andrea Lo Palo, batteria

    Martedì 11 novembre, ore 19.30 e 21.30
    AERONAUTS
    Francesco Sensi, chitarra
    Frank Masetti, basso elettrico
    Marcello Repola, batteria

    Martedì 18 novembre, ore 19.30 e 21.30
    GIOVANNI FALZONE TRIO 
    Giovanni Falzone, tromba
    Giuseppe La Grutta, basso elettrico
    Riccardo Tosi, batteria

    Martedì 25 novembre, ore 19.30 e 21.30
    ANDREA ANDREOLI – MY FAMILY THINGS
    Andrea Andreoli, trombone 
    Dario Spezia, chitarra 
    Carlo Bavetta, contrabbasso
    Matteo Rebulla, batteria
  • Giuseppe Blanco, giovane talento del pianoforte jazz, si aggiudica la sesta edizione del Premio Lelio Luttazzi

    La finale del concorso organizzato dalla Fondazione Lelio Luttazzi e riservato ai giovani autori pianisti jazz si è svolta al CPM di Milano ed è stata vinta dal pianista siciliano, votato all’unanimità dalla giuria
                                                       
    MILANO –  È Giuseppe Blanco il vincitore della sesta edizione del Premio Lelio Luttazzi, il concorso nazionale riservato ai giovani autori pianisti jazz (dai 16 ai 30 anni di età) che rende omaggio al grande musicista e showman triestino, tra le figure più poliedriche della cultura italiana. Nell’auditorium del CPM Music Institute di Milano, Giuseppe Blanco si è imposto sugli altri musicisti ammessi all’atto finale della competizione (Edoardo Bosi, Matteo Maranzana e Giovanni Panzeri), presentando una composizione originale (“Scilla e Cariddi”) e interpretando un classico del repertorio di Luttazzi (“Ritorno a Trieste”): si è così aggiudicato una borsa di studio del valore di 1.000 euro. Inoltre, il suo  brano originale sarà registrato a cura della Fondazione Lelio Luttazzi e verrà distribuito sulle piattaforme digitali dall’etichetta Blue Serge di Sergio Cossu. Non solo: grazie alla vittoria in questa competizione, Giuseppe Blanco avrà la possibilità di esibirsi insieme alla Jazz Company di Gabriele Comeglio, direttore artistico del Premio Lelio Luttazzi, il prossimo febbraio sul palco del Blue Note di Milano. Questa la motivazione della giuria, composta da Mario Rusca (pianista e decano del jazz italiano), Claudio Angeleri (pianista e compositore) e Luca Nobis (direttore didattico del CPM): «Giuseppe ci ha conquistato per il suo senso dello swing e il suo groove irresistibile. Lo abbiamo votato all’unanimità».

    Chi è il vincitore
    Classe 1995, originario di Ragusa, Giuseppe Blanco si è laureato nel 2017 in Pianoforte Jazz presso i Civici Corsi di Jazz di Milano e nel 2021 ha conseguito il diploma accademico di II livello in Pianoforte Jazz presso il Conservatorio G. Verdi del capoluogo lombardo. Ha suonato con musicisti del calibro di Paolo Tomelleri, Robert Bonisolo, Tino Tracanna, Giulio Visibelli, Tony Arco, Marco Vaggi, Emilio Soana e Joyce Yuille. Alla guida del suo trio (con Yuri Goloubev al contrabbasso e Matteo Rebulla alla batteria) ha appena pubblicato l’album “Underside.


    La serata finale tra musica, gara e premiazione
    Nell’auditorium del CPM Music Institute, la serata della finale è stata impreziosita dall’esibizione del sestetto della Jazz Company, guidato dal sassofonista e compositore Gabriele Comeglio, e della vocalist Caterina Comeglio. La sesta edizione si è conclusa con una jam session collettiva sulle note di “Drums Blues” del grande Lelio. Pioniere del jazz italiano al fianco di Gorni Kramer e Franco Cerri, nel corso della sua lunga e brillante carriera Luttazzi ha firmato brani indimenticabili come Il giovanotto matto, Una zebra a pois, Vecchia America Chiedimi tutto ed è stato in grado di attraversare da protagonista, con leggerezza raffinata e ironia unica, il cinema, la radio e la televisione.

    Il Premio e i suoi protagonisti  
    Organizzato dalla Fondazione Lelio Luttazzi sotto l’alto patrocinio del Parlamento europeo e con i patrocini di Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Cultura, SIAE, AGIS, Comune di Milano, Comune di Roma (Assessorato alla Crescita culturale), Comune di Trieste e Nuovo Imaie, il Premio Lelio Luttazzi ha l’obiettivo di scoprire i nuovi talenti della musica italiana. Sottolinea Rossana Luttazzi, moglie del Maestro e alla guida della Fondazione (istituita nel 2010): «Il Premio è un omaggio a Lelio e nasce, in particolare, per lanciare i giovani autori pianisti jazz. In questi anni molti musicisti hanno partecipato al nostro concorso e i vincitori delle scorse edizioni, cioè Manuel Magrini, Danilo Tarso, Seby Burgio, Thomas Umbaca e Vittorio Esposito, sono oggi tra i protagonisti emergenti del panorama jazz nazionale. Ci auguriamo che lo stesso accada anche per Giuseppe Blanco».

  • Atelier Musicale: il jazz contemporaneo del trio di Florian Arbenz sabato 8 novembre alla Camera del Lavoro di Milano


    Il batterista svizzero sarà il protagonista del prossimo concerto della rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio: con lui si esibiranno il chitarrista brasiliano Nelson Veras e il trombettista inglese Percy Pursglove 

    MILANO – È il batterista svizzero Florian Arbenz il protagonista del nuovo appuntamento dell’Atelier Musicale, la rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, in programma sabato 8 novembre alla Camera del Lavoro di Milano (inizio live ore 17.30, ingresso 10 euro con tessera associativa): il jazzista elvetico, insieme al chitarrista brasiliano Nelson Veras e al trombettista inglese Percy Pursglove, proporrà un nuovo capitolo delle sue Conversations, progetto musicale pensato in dodici album nei quali Arbenz incontra personalità della scena internazionale dalla poetica eterogenea. Un impegno rilevante, ma estremamente interessante, di cui questa formazione rappresenta un nuovo capitolo, che riprende in maniera nuova il primo disco delle Conversazioni, quello del 2001, in cui oltre a Veras c’era il trombettista Hermon Mehari.
    La musica del trio di Florian Arbenz spazia attraverso situazioni diversificate, dalle più ritmiche, che guarda anche al funk, a quelle più meditative, includendo pagine più aperte e libere. Musicista dalla duplice formazione e attività, Arbenz si è mosso ad alti livelli sia sul versante della musica eurocolta, sia in ambito jazzistico, collaborando con artisti di caratura mondiale come Greg Osby, Bennie Maupin e Glenn Ferris. Non solo: insieme al fratello Michael ha guidato il trio Vein, una delle formazioni più moderne e originali della scena jazzistica continentale, che unisce il jazz al mondo classico.
    Nelson Veras è un noto chitarrista brasiliano che ha sviluppato uno stile unico, unendo chitarra classica, jazz contemporaneo e le radici del suo Paese d’origine. Nel 1998, all’età di 20 anni, è stato uno dei tre vincitori del Premio Visa della Musica Brasiliana insieme a Hamilton de Hollanda. Nel suo percorso artistico è stato in tournée e ha registrato con i Five Elements di Steve Coleman, ha collaborato con Richard Galliano, Manu Katché,  Tomasz Stanko e Mark Turner ed è stato membro del quartetto di Aldo Romano.
    Ben poco conosciuto in Italia, ma degno di essere ascoltato con attenzione è, infine, il trombettista inglese Percy Pursglove, docente e artista dal forte senso sperimentale. La sua tecnica gli permette di suonare sia in situazioni aperte e con artisti che non rientrano strettamente nell’ambito jazz, sia in contesti più tradizionali, come la celeberrima WDR Orchestra.
    Quello di sabato 8 novembre alla Camera del Lavoro di Milano sarà, dunque, un concerto di jazz europeo contemporaneo dove la lezione del modern mainstream, gli influssi del mondo eurocolto e la musica più radicale si incontreranno in un equilibrio davvero raro.

    Atelier Musicale – XXXI edizione
    Sabato 8 novembre 2025, ore 17.30
    Florian Arbenz International Trio feat. Percy Pursglove e Nelson Veras
    Florian Arbenz (batteria), Percy Pursglove (tromba), Nelson Veras (chitarra).
     
    Programma:
    F. Arbenz: Boarding the beat; Let’s try this again;
    M. Grand: Groove A;
    K. Lightsey: Habiba;
    A. Carlos Jobim: Olha Maria;
    T. Monk: Hackensack;
    F. Arbenz: Old Shaman; In Medias Res;
    J. Green: Body and Soul;
    E. Harris: Freedom Jazz Dance.      
     
    Introduce Maurizio Franco.

    Dove: Auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43, 20122 Milano.
    Inizio concerti: ore 17.30.
    Ingresso: 10 euro con tessera ordinaria (5 euro) o di sostegno (10 euro).
    Abbonamento stagionale: 80 euro.
    Per informazioni: 3483591215; email: secondomaggio@alice.iteury@iol.it
    Direzione e coordinamento artistico: Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco.
    Organizzazione: associazione culturale Secondo Maggio.
    Presidente: Gianni Bombaci; vicepresidente: Enrico Intra.
  • Atelier Musicale: il Madrigal Trio e lo sguardo in jazz a Monteverdi, Gesualdo  e Marenzio sabato 15 novembre alla Camera del Lavoro di Milano


    La formazione composta dal pianista Oscar Del Barba, dalla cantante Gaia Mattiuzzi e dal chitarrista Roberto Cecchetto protagonista del nuovo appuntamento della rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio 

    MILANO – L’interesse per il madrigale, soprattutto per i grandi maestri italiani Marenzio, Gesualdo e Monteverdi, non è nuovo nel mondo del jazz e anche l’Atelier Musicale, la rassegna organizzata dall’associazione culturale Secondo Maggio, ha ospitato in passato concerti in tutto o in parte ispirati da quel mondo musicale, in particolare con Simona Severini e Carlo Morena. Anche nel live del Madrigal Trio (formazione composta dal pianista Oscar Del Barba, dalla cantante Gaia Mattiuzzi e dal chitarrista Roberto Cecchetto), in programma sabato 15 novembre alla Camera del Lavoro di Milano (ore 17.30; ingresso 10 euro con tessera associativa a 5/10 euro), non si assisterà, come in quelli citati, alla trasformazione dei madrigali in song da trattare jazzisticamente, ma all’utilizzo delle loro melodie, così evocative, e dei loro testi all’interno di un modo di fare musica molto moderno, che non tralascia il linguaggio storico del jazz, né l’uso contemporaneo della voce e dell’elettronica, ma li ripensa in un contesto che trova ispirazione dai colori della musica composta tra Rinascimento e Barocco.
    Il sapiente lavoro di arrangiamento di Oscar Del Barba, già ospite in passato dell’Atelier, è frutto di un lavoro accurato, nel quale emergono la conoscenza del mondo madrigalistico e la capacità di portarlo, come materiale ispiratore, all’interno del jazz. Del resto, Del Barba è un musicista eclettico, dalla doppia formazione (classica e jazz), e i suoi progetti includono anche incursioni nel pop e nel folk. Come pianista jazz ha collaborato con importanti musicisti del panorama internazionale, nel pop è stato al fianco di Francesco Guccini ed è molto richiesto come arrangiatore. Attualmente è docente della classe di Pianoforte jazz del Conservatorio di Musica G. Verdi di Milano.
    Roberto Cecchetto è un chitarrista di riferimento nella scena italiana ed europea del jazz, anch’egli docente a Milano e a Siena Jazz,  due volte vincitore del Top Jazz della rivista Musica Jazz. Ha cominciato la sua carriera come membro dei celebri Electric Five di Enrico Rava, proseguendo poi il suo percorso al fianco di musicisti di livello internazionale, tra cui Lionel Loueke, con il quale ha inciso l’album Humanity.
    Gaia Mattiuzzi è una delle nuove realtà italiane nell’ambito della vocalità. Improvvisatrice e anche interprete di musica classica contemporanea, nonché docente di Conservatorio, è un’artista che si muove in ambiti di tipo sperimentale e che utilizza materiali eterogenei, anche di carattere folk o legati alle musiche tradizionali del mondo, senza dimenticare l’elettronica. Cantante dalla voce duttile e dalla grande preparazione, ha lavorato con musicisti di svariati ambiti espressivi.

    Atelier Musicale – XXXI edizione
    Sabato 15 novembre 2025, ore 17.30
    Madrigal Trio
    Marenzio, Gesualdo, Monteverdi: uno sguardo in jazz
    Oscar Del Barba (pianoforte), Gaia Mattiuzzi (voce, elettronica), Roberto Cecchetto (chitarra, elettronica).

    Programma:
    O. Del Barba: Bastian Contrario;
    L. Marenzio: Amatemi ben mio;
    O. Del Barba: Little movement;
    C. Monteverdi: Maledetto sia l’aspetto;
    C. Gesualdo da Venosa: Gagliarda del principe; 
    C. Monteverdi: Sì dolce è il tormento;
    C. Gesualdo da Venosa: Dolcissima mia vita;
    L. Marenzio: Al primo vostro sguardo;
    O. Del Barba: June 23.
     
    Arrangiamenti di Oscar Del Barba.
    Prima esecuzione a Milano.
    Introduce Maurizio Franco.

    Dove: Auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro, corso di Porta Vittoria 43, 20122 Milano.
    Inizio concerti: ore 17.30.
    Ingresso: 10 euro con tessera ordinaria (5 euro) o di sostegno (10 euro).
    Abbonamento stagionale: 80 euro.
    Per informazioni: 3483591215; email: secondomaggio@alice.iteury@iol.it
    Direzione e coordinamento artistico: Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco.
    Organizzazione: associazione culturale Secondo Maggio.
    Presidente: Gianni Bombaci; vicepresidente: Enrico Intra.
  • Giovani autori pianisti jazz in gara: venerdì 31 ottobre al CPM di Milano la finale del Premio Lelio Luttazzi

     

    I finalisti della sesta edizione del concorso organizzato dalla Fondazione Lelio Luttazzi
    in memoria del grande artista triestino si sfideranno
    presentando una propria composizione originale e interpretando un suo brano

                                                       

    MILANO – Torna a Milano la finale del Premio Lelio Luttazzi: venerdì 31 ottobre, l’auditorium del CPM Music Institute ospita la finale della sesta edizione del Premio Lelio Luttazzi, concorso nazionale dedicato ai giovani autori pianisti jazz dai 16 ai 30 anni. Un appuntamento che rende omaggio al grande musicista e showman triestino, tra le figure più poliedriche della cultura italiana.

    L’evento, organizzato dalla Fondazione Lelio Luttazzi sotto l’alto patrocinio del Parlamento europeo e con i patrocini di Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Cultura, SIAE, AGIS, Comune di Milano, Comune di Roma (Assessorato alla Crescita culturale), Comune di Trieste e NuovoImaie, si svolgerà nell’auditorium del CPM (Centro Professione Musica, via Reguzzoni 15, Milano). Ingresso libero fino a esaurimento posti con prenotazione obbligatoria on line su https://www.eventbrite.it/e/finale-premio-lelio-luttazzi-tickets-1714144515389?aff=oddtdtcreator

     

     

     

    La gara

    Ciascun finalista presenterà al pubblico una composizione originale e, per rendere omaggio al Maestro, interpreterà un brano del repertorio di Lelio Luttazzi.Il vincitore riceverà una borsa di studio di 1.000 euro, mentre il brano originale sarà registrato a cura della Fondazione e distribuito sulle piattaforme digitali dall’etichetta Blue Serge di Sergio Cossu.

     

    La serata musicale

    La finale sarà introdotta dalla Jazz Company, sestetto diretto da Gabriele Comeglio (direttore artistico del Premio), con la voce di Caterina Comeglio. Le orchestrazioni di alcuni brani di Luttazzi sono state curate dagli studenti del corso di arrangiamento del CPM, tenuto del Maestro Comeglio.Dopo l’esibizione dei concorrenti, la giuria composta da Mario Rusca (presidente, decano del jazz italiano), Claudio Angeleri (pianista e compositore) e Luca Nobis (direttore didattico del CPM) decreterà il vincitore. Durante la deliberazione, un rappresentante del Parlamento europeo illustrerà i programmi culturali dedicati ai giovani. La serata si concluderà con la cerimonia di premiazione e una jam session collettiva sulle note di Drums Blues di Luttazzi.

    Lelio Luttazzi, un gigante multiforme

    Showman riluttante ma amatissimo, pianista per vocazione, compositore minuzioso e crooner dall’eleganza inconfondibile, Luttazzi è stato tra i pionieri del jazz italiano al fianco di Gorni Kramer e Franco Cerri. Autore di brani indimenticabili come Il giovanotto mattoUna zebra a poisVecchia America e Chiedimi tutto, seppe attraversare cinema, radio e televisione con leggerezza raffinata e ironia unica.

    Le voci del Premio

    Rossana Luttazzi, moglie del Maestro e presidente della Fondazione (istituita nel 2010 con l’obiettivo di promuovere la cultura, l’educazione e la formazione musicale), sottolinea: «Il Premio è un omaggio a Lelio e nasce per scoprire e sostenere nuovi talenti della musica italiana, in particolare giovani autori pianisti jazz. In questi anni molti giovani hanno partecipato con entusiasmo e diversi vincitori – Manuel Magrini, Danilo Tarso, Seby Burgio, Thomas Umbaca e Vittorio Esposito – sono oggi tra i protagonisti della scena jazz nazionale».

    Aggiunge Gabriele Comeglio: «La carriera di Luttazzi partì proprio da Milano, nel 1948, quando Teddy Reno lo volle alla direzione artistica della neonata CGD. Oggi riportiamo a Milano il Premio in una sede prestigiosa come il CPM di Franco Mussida, scuola che unisce tradizione e innovazione e condivide i nostri valori: dare opportunità concrete ai giovani musicisti, nel nome di un grande della musica italiana come Lelio Luttazzi».

    Info: www.premiolelioluttazzi.it e www.fondazionelelioluttazzi.it

  • JAZZMI: Elena Andreoli e Paolo Tomelleri in concerto al Teatro degli Arcimboldi di Milano domenica 26 ottobre


    Nel foyer del TAM la vocalist e autrice milanese Elena Andreoli presenterà il suo album d’esordio “Beautiful Love”, raccolta di standard degli anni Venti e Trenta rivisitati con arrangiamenti moderni e a tratti audaci: con lei sul palco un sestetto molto affiatato in cui spicca la presenza del clarinettista Paolo Tomelleri, decano del jazz italiano

     

    MILANO – A un anno di distanza dai due sold out fatti registrare al Teatro degli Arcimboldi di Milano, la cantante e autrice jazz Elena Andreoli e Paolo Tomelleri si esibiranno di nuovo nel foyer del TAM: domenica 26 ottobre, durante il festival JAZZMI, la vocalist milanese e il celebre clarinettista presenteranno, infatti, in anteprima nazionale l’album Beautiful Love, appena uscito. Con loro sul palco ci saranno Joe Zangaro (pianoforte), Gabriele Boggio Ferraris (vibrafono), Davide Parisi (chitarra e ukulele), Chiara Bianchi (contrabbasso) e Alberto Traverso (batteria e cori). Il concerto inizierà alle ore 18 (ingresso 20 euro, prevendita on line su https://www.ticketone.it/artist/elena-andreoli-paolo-tomelleri/). L’evento è realizzato con il sostegno di Sergio Noviello-Cosmetic Surgery, nel segno della buona musica, dell’armonia e della bellezza.
    Pubblicato dall’etichetta Snatch Noise, disponibile in formato fisico e digitale, registrato presso il Crossroad Studio di Milano e distribuito dalla A&R di Andrea Pellizzari, Beautiful Love è l’album di esordio di Elena Andreoli e include nove brani, noti e meno noti (da Blue Skies a Ain’t She Sweet, da On the Sunny Side of the Street a Whispering, da Happy Feet a Frim Fram Sauce), di compositori quali Duke Ellington, Irving Berlin, Jimmy McHugh ma non solo: il jazz e lo swing degli anni Venti e Trenta sono stati rielaborati con energia e libertà dalla vocalist lombarda e da Tomelleri, pur nel rispetto della tradizione. Il risultato? Il repertorio classico è stato rivestito di nuove geometrie sonore, rendendo i pezzi originali più audaci e dinamici. Beautiful Love non vuole essere solo un omaggio al passato, ma anche il manifesto di un jazz contemporaneo, fresco e potente. Spiega Elena Andreoli, autrice jazz e cantante dotata di una voce calda e trascinante, capace di mescolare in modo personale e convincente swing, blues, ragtime, bebop ed early jazz: «Nella scelta dei brani ho privilegiato gli standard meno conosciuti e meno sfruttati e ho dato particolare importanza alle parole delle canzoni. Per interpretare un testo, infatti, devo farlo mio, devo capire chi lo ha scritto, quando e perché».
    Aggiunge Paolo Tomelleri, probabilmente  il clarinettista jazz più famoso d’Italia (nel corso della sua lunga carriera ha collaborato con musicisti del calibro di Bruno De Filippi, Tony Scott, Joe Venuti, Clark Terry, Bill Coleman, Phil Woods ma anche con i grandi big della musica leggera italiana, da Enzo Jannacci a Ornella Vanoni, da Giorgio Gaber ad Adriano Celentano fino a Luigi Tenco): «Ogni brano del disco è un piccolo universo a sé: le ballad si spogliano del superfluo per toccarci nel profondo e lo swing classico si trasforma in pura energia».
    L’album si apre con After You’ve Gone: «È una canzone che rivendica il proprio orgoglio e il proprio valore e il nostro arrangiamento – afferma Andreoli – presenta sonorità che ricordano i tamburi di guerra. La seconda traccia, Frim Fram Sauce, è un brano ironico sulle ossessioni legate al peso e alla dieta, molto divertente da cantare; Happy Feet è irresistibile e gioioso, allegro e spensierato, perfetto per far sorridere e far ballare chi ascolta; On the Sunny Side of the Street è un inno alla speranza e all’ottimismo, amo moltissimo questo testo di Dorothy Fields; Beautiful Love, la title track del disco, conquista tutti per la sua dolcezza; Ain’t She Sweet (uscito anche come singolo a fine settembre, ndr) è la prima canzone che ho imparato a cantare e suonare con l’ukulele; It Don’t Mean a Thing (If It Ain’t Got That Swing), l’intramontabile classico di Duke Ellington, diventa ancora più scoppiettante nella nostra nuova versione; Blue Skies, di Irving Berlin, è uno di quei pezzi semplicemente perfetti che non potevo non includere in questo lavoro; infine, di Whispering, l’ultima traccia del disco, nonostante il titolo significhi “Sussurrare”, proponiamo una versione a tutto groove, carica di energia».
    La collaborazione tra Andreoli e Tomelleri è destinata a proseguire, come spiega Elena: «Durante il concerto agli Arcimboldi presenteremo altri brani che sto preparando per il secondo disco che realizzerò sempre con lui. D’altronde, il suono del suo clarinetto si intreccia in modo sorprendentemente naturale con la mia voce. Scrivere, adesso, è la cosa che più mi coinvolge».
    Oltre al sodalizio artistico con Tomelleri, la cantante e autrice milanese è impegnata in altri progetti: con il trombonista e compositore Andrea Andreoli, jazzista di grande talento, sta lavorando a un album di inediti che vedrà la luce nei prossimi mesi. Da segnalare, infine, che proprio con il trombonista bergamasco e con il batterista Alberto Traverso Elena ha firmato, come autrice, il brano Girl in the Mirror che interpreta nella commedia Stella gemella del regista Luca Lucini (con Margherita Buy e Laura Morante), presto sul grande schermo.